L’Impero finiva nel piatto
Lo ammetto: la prima volta che ho sentito il nome “Abissine rigate” per una confezione di pasta, ho pensato a un rottame storico, a una dimenticanza. Invece no. Ed è stata fonte di dibattito.
Blog di Riccardo Milan: pensieri, vino, cibo, riflessioni, film, letteratura ed attualità gastronomica fra il Lago d'Orta e un poco di mondo.
Lo ammetto: la prima volta che ho sentito il nome “Abissine rigate” per una confezione di pasta, ho pensato a un rottame storico, a una dimenticanza. Invece no. Ed è stata fonte di dibattito.
“Le mie letture sulla storia coloniale italiana e sulle sue risonanze nella gastronomia contemporanea mi hanno portato a un incontro curioso: un cocktail italiano con…
Qui vicino a me c’è un locale che si chiama Bar Serenella, ma nessuno lo chiama così: per tutti è il Tobruk.
Un po’ più in là, c’è una griglieria che oggi si chiama Beba, ma che fino a poco tempo fa era conosciuta come Addis Beba.
Due insegne qualsiasi, apparentemente innocue, ma che conservano — nei nomi — la memoria di un passato coloniale che noi italiani abbiamo fatto in fretta a dimenticare.
Continua il viaggio dell’Independent Book Tour, la rassegna itinerante dedicata alla bibliodiversità e all’editoria indipendente piemontese, ideata dal Salone Internazionale del Libro di Torino e da Hangar del Libro – Regione Piemonte, in collaborazione con la Fondazione Circolo dei lettori e Exlibris20.
Giunto alla quinta edizione, il tour attraversa gli otto capoluoghi del Piemonte per raccontare la vivacità di 27 case editrici indipendenti, protagoniste di un calendario di nove appuntamenti tra ottobre e dicembre, tutti a ingresso libero.
Giovedì 23 ottobre 2025, alle 19.30, il ristorante Il Cortile – Chez Laurent di Pettenasco (NO) ospita “Veg & Veg”, una cena-evento organizzata in collaborazione con la Condotta Slow Food Verbano e Cusio.
Una serata dimostrativa per scoprire, o riscoprire, la bontà di una cucina spesso – e a torto – considerata noiosa e ripetitiva: quella vegana.
conto di Slow Food Verbano e Cusio) ma anche il sindaco Daniele Berio, lo chef Andrea Cane, il foodblogger Riccardo Franchini ed Emilia Gazzola dei Volontari del Soccorso.
Io credo che prima o poi l’avrei incontrato di nuovo così, attaccato a un muro, tra le partecipazioni a lutto. Sapere che si chiamava Iraldo Motta mi ha fatto sorridere: Iraldo, un nome che poteva essere inventato solo in Vallestrona, dove i cognomi sono pochi e per distinguersi tra tanti bisognava ingegnarsi con nomi particolari. “Zio Lalo”, invece, era il suo nome vero, quello che tutti conoscevano.
Partecipare a un corso di aggiornamento per giornalisti può riservare sorprese inaspettate, grazie Franco Filipetto. Sorprese non soltanto per la qualità dei relatori o per l’attualità dei temi trattati, ma per i luoghi che — talvolta — fanno da cornice all’apprendimento. È stato così ad Arona, nella bella Villa Ponti, dove, fra un intervento e l’altro, siamo stati catturati dalla storia che quelle sale racchiudono e fanno intravedere.
A pochi minuti dall’aeroporto di Malpensa, in una zona discreta di Gallarate, il Galaxy Grill si presenta come una griglieria internazionale. In realtà è molto di più: un piccolo laboratorio del gusto dove il fuoco diventa linguaggio, memoria e curiosità.
Un paese di guide (e di punteggi). Ogni autunno, puntuale come la vendemmia, arriva il momento delle guide ai vini italiani. È una stagione di voti e riconoscimenti: bicchieri, grappoli, cuori, stelle e centesimi che decretano i “migliori” d’Italia. Ma cosa succede se proviamo a mettere insieme tutti i giudizi, incrociando le valutazioni di Gambero Rosso, Veronelli, AIS, Bibenda, DoctorWine, Slow Wine e Vitae? Chi emerge davvero al vertice, al di là delle singole preferenze?
Barolo e Barbaresco dominano, ma brillano anche Timorasso, Gavi e Alta Langa. 79 Barolo e 27 Barbaresco tra le 764 eccellenze italiane premiate.
In Italia molti imprenditori, raggiunto il successo, comprano auto di lusso, orologi da collezione e fidanzate da vetrina. Soldi loro e goduria per chi glieli vende. Luciano Franchi, di Borgosesia, non so se comprasse cose così, ma certo lui comprava maioliche antiche, belle e rare.
Si è discusso di vino però con altre “chiusure” che ho sentito anche nei confronti del vino che avevo portato e del concetto di vino vegano. Al contrario, curiosamente, un vino assai particolare, un vino “arancione” portato da un altro amico ha suscitato un certo interesse. Vegano no, Orange sì. Boh!?